Cosa significa a Fess'e mammeta?

Cosa significa a Fess'e mammeta?

Cosa significa a Fess'e mammeta?

2500 modi di dire napoletani", commentati da Raffaele Bracale e a cura di Amedeo Colella. L'espressione significa letteralmente “La vulva di tua madre nei fagioli!".

Cosa significa a fess?

La FESS (Functional Endoscopic Sinus Surgery) consiste in un intervento chirurgico mirato al trattamento di alcune patologie naso-sinusali: principalmente sinusiti croniche e poliposi.

Come si scrive in napoletano Salutami tua sorella?

Salutame a Soreta: cosa vuol dire questa espressione in dialetto napoletano? Letteralmente in italiano questi termini in dialetto significano “Salutami tua sorella”.

Che significa fessa in napoletano?

2 Che allappa. 3 Scorno, vergogna. 4 Sciucia, fessa, nocchettina, cestùnia (carapage della tartaruga), braciòla, farfallina: nomi di vagina in napoletano.

Perché i napoletani dicono a mamma?

A Napoli si dice 'a mamm' è semb' 'a mamm'...la mamma è sempre la mamma, infatti nella cultura napoletana la figura della mamma conta moltissimo; questo non vuol dire che i padri non contano, i padri contano e come, contano le chiacchiere ad esempio.

Cosa vuol dire Mammata?

Nube che presenta nella parte inferiore protuberanze di forma mammellare.

Cosa significa intervento FESS?

Gli interventi di chirurgia endoscopica funzionale delle cavità naso-sinusali (FESS) hanno lo scopo di ripristinare le condizioni fisiologiche (normali) del naso e delle cavità accessorie collegate (seni paranasali).

Come si scrive in napoletano deve passare la notte?

“Adda passà 'a nuttata”, il quarto detto popolare che abbiamo scelto per la nostra lista, deriva proprio da un suo dramma. La frase, letteralmente, si traduce con “Deve passare la nottata“, e di per sé non significa nulla.

Cosa vuol dire NGUL a mammt?

1) "Ngul a mammt" (Nel sederino della tua mammina). In molti pensano sia un modo di dire napoletano; e invece no, è abruzzese, e mo ti dico perché aspè. In uso sin dall'Ottocento, il detto nasce fra i pastori abruzzesi che - sempre con la testa fra le nuvole - si perdevano le pecore.

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